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LA CHIESA S. FILIPPO NERI DI CILIVERGHE

E’ datato a aprile 1680 il coloratissimo progetto di Luca Serena per la costruzione della chiesa nuova di Ciliverghe.
Il disegno propone una soluzione di chiesa molto semplice, ad aula unica rettangolare, dalle dimensioni nette di braccia bresciane 18 di luce, 36 di lunghezza, 12 all’arco del presbiterio.
Pure la profondità del presbiterio è prevista in 12 braccia, definendo un’area quadrata, anche se il muro del coro si conclude a profilo poligonale come nella più accettata tradizione delle chiese bresciane post-tridentine con abside semi ottagonale.
Oltre alla modularietà nel dimensionamento, la proposta progettuale si caratterizza nelle linee semplici delle fiancate diritte, uniforme, a superficie levigata. Quattro piccole nicchie nello spessore delle muraglie indicano i punti adatti all’allestimento di altrettanti altari laterali.
Solo la fiancata e’ limitata da due lesene angolari.
Il campanile a destra del presbiterio reca la curiosa scritta: “Campanile meglio starà a sera parte”. Il che sta a indicare che, non essendo mutata l’ubicazione, la bellissima antica struttura in pietra viva, che noi oggi ammiriamo , risale proprio al progetto del Serena.
Interessante è pure la scritta indicata nel luogo della sacrestia: “meglio starà nell’istesso modo a mattina parte”. Per cui se l’autore non abbia inteso “parimenti la sacrestia meglio starà a mattina” potrebbe indicare una preesistente struttura. Da notare che la fantasiosa rosa dei venti disegnata nel bel mezzo della navata, per altro così caratteristica nelle tavole grafiche di questo architetto, indica ponente proprio dalla parte della sagrestia ed oriente dalla parte del campanile. Uno sbaglio? Un desiderio di invertire i due servizi? Probabilmente uno svarione, dato che anche la facciata non è rivolta a mezzodì.
A questo punto potrebbe venire il dubbio che del progetto di Luca Serena s’è fatto poco o nulla. Ma i lavori eseguiti nel 1831 per l’ampliamento dell’area presbiteriale ci indicano con assoluta chiarezza il muro del coro da demolire, su traccia punteggiata, nella stessa ubicazione, foggia, profilo, dimensioni di quello del disegno di serena, e contemporaneamente la proposta neoclassica-corinzia della soluzione che attualmente vediamo.
Questo secondo disegno e’ privo di firma e di qualsiasi cenno dell’architetto ideatore di ciò che oggi definiremmo ristrutturazione.
La nuova abside semicircolare si imposta a ridosso del vecchio coro poligonale, la cui traccia è indicata dalle 4 eleganti colonne corinzie che sostengono il cupolino presbiteriale.
Nella navata a ridosso dell’arco sono disegnati due tronconi di muro grezzi ad indicare una previsione diversa per le muraglie laterali della navata. Ma nulla di più.
Se ne ricava, guardando poi la struttura realizzata, una lettura tutto sommato evidente della evoluzione strutturale del tempio. La navata vecchia del Serena si indovina ancora oltre le sovrastrutture esterne delle fiancate; la zona absidale più alta, più massiccia, si impone con le sue murature regolari ed il cornicione neoclassico che allontana i doccioni dai paramenti murari; il campanile in pietra viva del luogo difende poeticamente un’immagine sfumata di sapore vecchio, un po’ casereccio, proprio come le policrome carte di Luca Serena.
La facciata neoclassica, scandita da quattro semi colonne che sorreggono un frontoncino a modiglione, ripete gli schemi usuali delle architetture sacre dei primi decenni del XIX secolo. Il finestrone oculare si chiude con una chiave enorme, tipo quella della vicina S. Antonio, tanto da far pensare a Luigi Donegani e allo stesso Basiletti, che a quei tempi soggiornava a lungo nella sua casa di Campagna di Sotto (oggi Molinetto). Ma nelle poche carte dell’archivio parrocchiale di Ciliverghe non troviamo questi nomi.
L’architetto Pietro Dalla Torre è designato dal parroco Girardi come progettista del nuovo castello delle campane il 7 maggio 1842. E’ probabile che trattandosi di un incarico del parroco, possa verosimilmente essere rimasto lo stesso tecnico della chiesa per un lasso di tempo abbastanza breve.
Comunque per appoggiare l’ipotesi Della Torre si ricorda che nello stesso periodo l’artista progetta e realizza la chiesa neoclassica di S. Matteo in Villanuova sul Clisi, con u n progetto del 14 aprile 1806, graficamente molto simile alla proposta di S. Filippo Neri.
Per la data della facciata, stando ad un pagamento piuttosto consistente di pietre e di lasse al medolare Pietro Zanni di Rezzato, si potrebbe indicare il 1834.


Veduta frontale della chiesa S.Filippo Neri

VILLA MAZZUCCHELLI

La villa Mazzucchelli a Ciliverghe è una dimora neoclassica, fatta costruire tra il 1735 e il 1755 su un blocco risalente al 1580, dal Conte Gianmaria Mazzucchelli.
Il corpo principale della villa è dominato da un alto pronao, per il quale vennero reimpiegate sei colonne provenienti dall’ antica chiesa di S. Pietro de Dom, atterrata per far posto al nuovo duomo di Brescia.
Il timpano è decorato dalle statue di Minerva, Diana e Apollo, attribuite allo scultore Antonio Callegari, mentre il tetto è limitato agli estremi da due obelischi.
Una scalinata con ricca balaustra immette nel vestibolo, da cui si accede alla grande aula a pianta centrale illuminata dall’alto, che distribuisce gli altri ambienti del piano terreno, le due scalette a chiocciola, e l’accesso al giardino.
La facciata posteriore è meno solenne ma più composta e serena, con bella doppia scalinata per scendere al vastissimo prato, racchiuso ai lati da due boschi percorsi da viali.
Il progetto della villa viene attribuito per l’indubbia aspirazione palladiana all’architetto veneziano Giorgio Massari; anche se la pianta simmetrica attorno al salone a croce greca e il pronao esastilo, preceduto da una scalinata a due rampe gemelle, non sono che semplici citazioni palladiane lontane dallo spirito del grande architetto.
Molto più probabilmente l’autore è Giovan Battista Marchetti, impegnato negli stessi anni nella costruzione della villa Avogadro (poi Fenaroli) di Rezzato e nella riedificazione della vicina chiesa di Molinetto.
Gli affreschi dei “saloni delle feste” e di due sale al piano nobile sono di Pietro Scalvini e di Francesco Savani, due importanti personalità, tipiche rappresentanti della pittura dell’area veneta alla metà del XVIII secolo.
Le vicende raccontate celebrano in modo appassionatamente aulico, in una luce di magnificenza e di splendore, il tema centrale della disputa, allora di moda tra gli storici e gli intellettuali , sulle origini della romanità bresciana.
All’interno di villa Mazzucchelli oltre alle cantine, utilizzate per la produzione di vini e spumanti metodo classico e di vini tranquilli si trovano due interessantissimi musei:

MUSEO DELLA DONNA: dodici sale splendidamente restaurate per raccontare il mondo al femminile e dell’infanzia.
La fondazione Giacomini Meo Onlus raccoglie una collezione di abiti per donna e bambino provenienti da tutto il mondo secondo un percorso poetico e suggestivo in cui gli abiti esposti sono accompagnati da stampe, incisioni, litografie, cromolito fotografie e cartoline d’epoca.
I pezzi esposti sono suddivisi in sezioni: abbigliamento da sposa, lavori femminili a carattere religioso, sala conferenze e mostre periodiche; accessori, borsette, cappellini, monili…), biancheria di casa, biancheria intima, pizzi, passamanerie, fibbie e bottoni, attrezzi del lavoro domestico.
Tre sale contengono giocattoli, vestiario e utensili per la vita del bambino.

MUSEO DEL VINO: costituisce una delle più interessanti collezioni al mondo di oggetti riguardanti l’universo del vino. Presenta pezzi provenienti da tutto il pianeta, compresi in un periodo di ben cinque secoli, dal Cinquecento al Novecento.
Suddivisi in tre categorie, enologia, viticoltura, iconografia del vino, sono presenti numerosissimi strumenti, come l’attrezzo per l’impianto e la cura del vigneto (trivelle, poggiabarbatelle, forbici e falcetti per la potatura, solforatrici, pompe irroratrici) , pigiatrici, torchi, pompe per travaso, tini, botti e botticelle, pesabotti, attrezzi del bottaio, filtri, imbuti, riempi-bottiglie, tappatrici, pastorizzatori, distillatori, e una delle più preziose collezioni al mondo di cavatappi d’epoca.


Veduta frontale di Villa Mazzucchelli

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